Bonucci-Juve: la necessità di lasciarsi

È finita alle ore 11:45 di un 14 luglio non qualsiasi la storia di Bonucci e la Juventus: in quelli istanti il difensore della nazionale si avviava verso la sua nuova “casa”, il Milan.
Sette anni dopo una nuova maglia, nuovi colori, peraltro quelli rivali, nuovo modo di vivere il calcio: chi se lo sarebbe mai immaginato dal 1º luglio 2010?
Luglio 2010, sembra un secolo fa e, invece, sono solo 7 anni fa: è il periodo in cui comincia l’avventura bianconera del ragazzo venuto da Bari, voluto dalla nuova gestione Agnelli-Marotta-Paratici appena insediatosi.

Dopo un primo anno abbastanza complicato, arriva Conte (e in seguito Allegri) e comincia il ciclo vincente: 6 scudetti consecutivi, 3 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane e mettiamoci anche due finali di Champions League. Con esse tante emozioni, molti momenti difficili superati, 21 gol (alcuni decisivi): il viterbese era diventato ormai un leader della squadra.

La gloriosa storia si è, però, fermata alla 319ª pagina (319, come le sue presenze con la Juve), o forse già alla 300ª. La sua 300ª volta in bianconero, infatti, coincide con Juventus-Palermo della stagione 2016-17, il match della discordia con Allegri. Parole grosse, fuga negli spogliatoi a fine partita, tribuna a Oporto: insomma, storia ben nota.
E poi c’è Cardiff. Battuto da quasi tutte le testate giornalistiche italiane e non solo il retroscena sui 15 minuti d’intervallo tra il 1º e il 2º tempo della finale di Champions League che lo vedono protagonista di accessi scontri nello spogliatoio.

Smentite della società, com’è normale che sia, ma la conferma, seppur non ufficiale, non si è fatta attendere più di tanto: è stato proprio Bonucci a darla, qualche ora fa, con la richiesta di cessione, inevitabilmente acconsentita dalla dirigenza, a una rivale.

Inutile dire quanta delusione, amarezza e rabbia abbiano oggi i tifosi juventini nel vedere un simbolo della squadra, nonché uno dei 5 migliori difensori del mondo, non più con i colori e il motto (Fino alla Fine) che lo hanno contraddistinto negli ultimi 7 anni.

Il suo trasferimento, però, era un’azione diventata necessaria nell’ultimo periodo. L’accesso litigio verbale con l’attuale allenatore bianconero era già stato abbastanza sgradito, anche per il fatto che fosse accaduto davanti alle telecamere, con le immagini dell’episodio che hanno fatto il giro del mondo. Pesante danno d’immagine per una società che mette in cima ai propri interessi lo stile. Sono arrivate successivamente la multa e la tribuna: una grande risposta che non è bastata a placare gli animi.
E a mettere la parola fine a tutto è stato l’intervallo della finale contro il Real Madrid: lì lo spogliatoio si è spaccato, ritrovare la tranquillità sarebbe stato impossibile senza prendere una decisione forte. Questa: dare grande fiducia ad Allegri con il rinnovo, che di conseguenza ha portato alla separazione con Bonucci. Perché lasciarsi era diventata una necessità

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